mercoledì 31 ottobre 2007

Musica Maestro! R.E.M.

Il blog si è preso una pausa per motivi di pigrizia. Torno con una bella canzone e con l'augurio di trascorrere un ponte sereno.

R
.E.M. - Everybody hurts
Tratto da un concerto del 2003, live da Wiesbaden, Germania, uno dei brani più noti degli americani R.E.M., con una grande esibizione di Michael Stipe.

martedì 23 ottobre 2007

Musica Maestro! QUEEN

"Informazione non è conoscenza, conoscenza non è saggezza, saggezza non è verità, verità non è bellezza, bellezza non è amore, amore non è musica. La musica è il meglio" (Frank Zappa).
E allora, a partire da oggi, ogni settimana un brano eseguito dal vivo.

Queen - We are the champions
Cominciamo con una delle canzoni più conosciute al mondo. Ogni volta che si verifica un successo in ambito sportivo, le sue note scatenano i tifosi. Lo stesso Freddie Mercury ne scrisse il testo pensando a qualcosa che unisse i fan di una squadra. Il video è estratto dal celeberrimo concerto di Wembley '86, dove è stata eseguita come ultima canzone. Fantastica!

sabato 20 ottobre 2007

Ma cos'è questa boiata?

Per tutti coloro che se lo fossero perso, copio-incollo il post apparso ieri sul blog di Beppe Grillo. E' molto interessante, soprattutto per coloro che possiedono un blog.

"La legge Levi-Prodi e la fine della Rete
Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all’informazione sotto sotto questi sono tutti d’accordo.
La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.
I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video.
L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete.
Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?
La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice direttore responsabile e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile.

Il 99% chiuderebbe.
Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura.
Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento. Levi interrogato su che fine farà il blog di Beppe Grillo risponde da perfetto paraculo prodiano: “Non spetta al governo stabilirlo. Sarà l’Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà discussa e approvata dalle Camere”.
Prodi e Levi si riparano dietro a Parlamento e Autorità per le Comunicazioni, ma sono loro, e i ministri presenti al Consiglio dei ministri, i responsabili.
Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia.
Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico.

Ps: Chi volesse esprimere la sua opinione a Ricardo Franco Levi può inviargli una mail a : levi_r@camera.it
".

Ora, che il blog di Grillo in un modo o nell'altro sopravviverà è abbastanza certo. Ma che fine farà il mio blog? E che fine faranno i vostri blog?

venerdì 19 ottobre 2007

Gli effetti collaterali del Nobel

Dopo il giudice tedesco che alleggerisce la pena ad uno stupratore sardo perchè in Sardegna le donne le trattano sempre come bestie (vedi un paio di post più giù), ecco un'altra notizia a sfondo razzista. "I neri sono meno intelligenti dei bianchi". La sparata non porta la firma di un personaggio pubblico qualunque. Purtroppo la frase è da attribuire a James Watson, americano Premio Nobel per le sue scoperte sulla struttura del Dna. Ovviamente le critiche non sono mancate, anche da parte dei colleghi dello scienziato. La Nobel di casa nostra, Rita Levi Montalcini, si è detta indignata poichè, usando termini scientifici, intelligenza e genetica non c'entrano una mazza. La teoria di Watson non è sostenuta da nessuna dimostrazione scientifica ed è smentita, se ce ne fosse bisogno, da un esempio in carne ed ossa: Aubrey Morrison, professore della Washington University di Saint Louis, considerato uno degli uomini più intelligenti del globo. Il simpatico James ha ricevuto il Nobel 45 anni fa. Evidentemente dopo la premiazione deve aver ecceduto nei festeggiamenti, e gli effetti si sonoi fatti sentire nel corso degli anni. Il padre, ormai nonno, del Dna non è infatti nuovo a "perle di saggezza" di questo tipo. In passato dichiarò che una collega, i cui appunti risultarono fondamentali per le sue scoperte che gli valsero il Nobel, non ottenne il medesimo riconoscimento poichè era brutta. "L'aspetto fisico conta": la scientifica spiegazione di mr. Watson. Ma il Watson-pensiero che merita il gradino più alto del podio è stato concepito dieci anni fa. Lo scienziato affermò che se fosse possibile individuare i geni dell'omosessualità prima della nascita, "molte donne dovrebbero avere il diritto di abortire". In quella occasione la scientificissima spiegazione fu che le madri vogliono diventare nonne. Purtroppo non esiste ancora un test genetico del genere e non è possibile ammazzarli finchè sono nell'utero sti maledetti frociazzi. Neri, donne e omosessuali dunque le vittime dell'americano. Oggi Watson ha 79 anni, e se si dimostrerà longevo come la compagna di Nobel Montalcini, avrà davanti a sè ancora molti anni per sparare a zero su musulmani o cinesi eccetera eccetera. Cos'hanno che non va musulmani o cinesi? Io non lo so, non sono mica un Premio Nobel. Ce lo dirà lui, per lui la risposta sarà facile. Anzi, elementare, Watson.

mercoledì 17 ottobre 2007

Orgoglio di papà

Vi sarà capitato di vedere quei genitori che iscrivono i propri figli in qualche squadra con la morbosa speranza che un giorno diventino "qualcuno". Sono quelli che si presentano alla stadio belli eleganti e che passano tutta la partita ad insultare mamma, nonna e sorella dell'arbitro davanti alle orecchie di giocatori formato mini. Sono quelli che, se il proprio frugoletto non è autore di una prestazione da applausi, si precipitano fuori dallo spogliatoio pronti al cazziatone post-doccia che proseguirà durante il ritorno a casa. Sono quelli che fanculo lo stare insieme, il divertimento e compagnia bella, e viva un possibile contratto con qualche bello zeretto. Sono quelli che, quando ci capita di scovarli, ci fanno scuotere sconsolati la testa. Ma c'è chi non si accontenta, chi decide di fare le cose in grande, chi ci farebbe scuotere non solo il capo, ma ogni parte del corpo. C'è ed è in Cina. A nord di Shanghai, precisamente. L'esaltato di turno è il padre del piccolo Yank Kaiwang, otto anni, che per il figlio non ha pensato all'erba dei campi da calcio o al parquet di quelli di basket, bensì all'asfalto delle piste da corsa. Un sogno molto ambizioso quello di poter vedere un giorno il proprio ragazzo sfrecciare sui circuiti di Formula 1. Un sogno che nasce dalla grande passione che il papà ha sempre avuto per i motori. Nulla di male, ci mancherebbe, ad indirizzare il proprio figlio verso una strada che potrebbe rivelarsi quella giusta anche per il diretto interessato. Il problema sorge quando si eccede un po' troppo. Eccedere significa infilare il proprio figlio in una mini auto prima ancora che questo abbia mosso il primo passo. Eccedere significa consentire al proprio figlio di girare per il quartiere a bordo della sua automobilina dall'età di quattro anni. Possibile che la polizia non lo abbia beccato? Certo che lo ha fatto, ma Yank, a detta dei genitori, è l'idolo locale, quindi i poliziotti chiudono un occhio senza problemi. Per consentire al figlio di correre sui go-kart, il signor Kaiwang ha speso sino ad oggi ben 50 mila euro, ed è disposto ad invesirne 500 mila. La mancanza di limiti ai suoi desideri è quindi data anche dal proprio portafoglio, se si considera che soltanto il casco e la tuta del giovane pilota hanno un prezzo pari allo stipendio annuo di un lavoratore cinese medio. D'altronde se uno i soldi li ha, che male c'è a sborsarli? Nessuno, se sono spesi per la felicità del bambino. Il problema è che la passione per i bolidi l'ha sempre avuta il babbo, non il bimbo, ad insistere ad andare a correre in pista è il padre, non il bimbo. Forse Yank vorrebbe divertirsi come fanno i suoi coetanei meni abbienti. Forse vorrebbe vivere come fanno gli altri bambini della sua età, cioè a casa propria con mamma e papà. Ed invece il ragazzino durante la settimana è scaricato in un'altra casa dove viene accudito da una coppia affittata dai genitori, troppo indaffarati dal lavoro per curare il loro pilotino con gli occhi a mandorla.
Quando vi capiterà di incontrare qualche genitore esaltato seguire in stile ultras la partita del figlio, raccontate loro la storia che avete appena letto. Forse, imbrazzati poichè non possono reggere il confronto, chiuderanno la bocca, per la gioia dei presenti. Gli altri spettatori vi ringrazieranno. E loro figlio pure.

venerdì 12 ottobre 2007

Razzismo in tribunale

Maurizio Pusceddu, cameriere sardo residente in Germania, convinto che la propria compagna lo tradisse, ha violentato la ragazza per tre settimane. Botte, manette, sigarette accese sulle parti intime, aceto sulle ferite, rasatura dei capelli, sesso a tre ed altri gravi maltrattamenti. Aspettate a giudicare questo ragazzo 29enne uno schifoso pazzo criminale. Il giovane ha infatti un'attenuante. No, non si tratta della "classica" infermità mentale. L'attenuante consiste nel fatto che Pusceddu è sardo. Come che cosa c'entra? C'entra eccome! Almeno secondo il barone von Hammerstein, che oltre un anno fa firmò la sentenza relativa a questo accaduto. Tale sentenza, tradotta in italiano solo da pochi giorni, recita: "è un sardo. Il quadro del ruolo dell'uomo e della donna, esistente nella sua patria, non può certo valere come scusa, ma deve essere tenuto in considerazione come attenuante". Quindi il tribunale tedesco gli ha ridotto la pena poichè, oltre ad altre attenuanti non poco discutibili ("come cittadino italiano che deve vivere separato dalla sua famiglia e dalla sua cerchia di amici in patria, è particolarmente sensibile alla reclusione; i reati sono stati un efflusso di un esagerato pensiero di gelosia dell'imputato"), il giovane è cagliaritano. Una sentenza pazzesca che, sebbene sia valsa uno sconto di pena al proprio assistito, ha fatto ovviamente (e paradossalmente) gridare allo scandalo anche l'avvocato di Pusceddu. Chissà il giudice tedesco, ora in pensione, che ha parlato di "particolari impronte culturali ed etniche dell'imputato", che visione avrà mai della Sardegna. Evidentemente quella di una terra dove donne e pecore sono messe sullo stesso piano, e dove gli uomini sono legittimati a trattare come spazzatura le compagne. Come mai abbia dei pregiudizi sull'isola italiana è un mistero. Va detto che la ragazza stuprata è lituana; forse il giudice riteneva, anche se non è scritto nella sentenza, che le donne lituane siano più propense ad essere brutalizzate rispetto alle sue connazionali. La verità è che non bisogna indignarsi innanzi alle idee di von Hammerstein. Infatti il giudice è tedesco, e tutti sanno quello che i tedeschi hanno combinato negli anni Quaranta del secolo scorso spinti da motivi razziali. Nel valutare il razzismo del giudice, quindi, non dobbiamo dimenticare le sue "particolari impronte culturali ed etniche".

giovedì 11 ottobre 2007

Per non dimenticare

La puntata di Annozero della scorsa settimana, quella dedicata al caso-De Magistris, ha fatto discutere a lungo: dalle critiche di Prodi, alla risposta di Santoro, alla decisione del Cda della Rai. Il Consiglio non ha sanzionato la trasmissione, ma ha richiesto che venisse rivisto lo spazio di Marco Travaglio. Santoro si è detto disponibilissimo ad ospitare ogni tipo di replica, chiarendo però che "Marco non si tocca". Il diretto interessato ha commentato sulle pagine del Corriere la critica espressa sulla trasmissione da Prodi, definendo il giudizio del Professore "un diktat di sapore bulgaro". Travaglio fa riferimento al celebre "editto di Sofia", vale a dire la dichiarazione di Berlusconi rilasciata durante una visita ufficiale in Bulgaria nel 2002. Il commento di Prodi non può essere messo sullo stesso piano di quello dell'ex premier, che in un solo colpo fece allontanare dalla Rai Biagi, Santoro e "come si chiama quell'altro?" Luttazzi. Il calcio in culo rifilato a Daniele Luttazzi è legato proprio a Travaglio: a Berlusconi non andò giù una puntata di Satyricon che aveva come ospite il giornalista dell'Unità. Nei video (della durata complessiva di circa 25 minuti), trovate l'intervista incriminata. Vale la pena di rivederla, per ricordare a oltre cinque anni di distanza una delle più clamorose censure della storia recente della televisone italiana.

venerdì 5 ottobre 2007

I soliti sospettosi

Che gente gli italiani! Sempre pronti a pensar male, sempre pronti a ripetere "fidarsi è bene, non fidarsi è meglio", sempre convinti che "ci sia per forza qualcosa dietro". Il festival delle frasi fatte lo vince "a pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina", aforisma targato Giulio Belzebù Andreotti. E un popolo così malfidente, come poteva reagire innanzi al caso De Magistris se non con universitari incazzati, con petizioni su petizioni online, con quel comunista di Santoro che fa innervosire la casta? Il fatto è che il pm di Catanzaro Luigi De Magistris stava indagando su di un gruppo di potere che gestirebbe soldi pubblici, e che tra gli indagati ci sono anche pezzi grossi quali Prodi e Mastella. E il fatto è che proprio il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha richiesto con urgenza il trasferimento d'ufficio del magistrato. Ora, come fa l'italica gente a non diffidare e a non insospettirsi che dietro all'iniziativa di Mastella ci sia la volontà di ostacoloare la giustizia? Il ministro ha definito la sua richiesta "un atto dovuto stando a quanto gli è stato riferito dagli ispettori". Ha parlato grave inadempienza procedurale, di violazione del segreto di stampa, di tardiva iscrizione di due sospetti al registro degli indagati, di aver diffuso sospetti immotivati sui colleghi della procura e sui suoi superiori. Nonostante tutto, buona parte del Bel Paese "sta" con De Magistris. Il pm ha ricevuto numerose dimostrazioni di solidarietà, tra piazze e internet. Forse perchè la lontana idea, la remota ipotesi, il minimo dubbio che il mondo politico gestisca a suo piacimento i magistrati e rifili calci nel culo a chi rischia di far saltar fuori le loro magagne, ci dà il voltastomaco. Forse perchè sentire un magistrato che dichiara di aver ricevuto pressioni ed intimidazioni dagli ambienti isituzionali, non ci fa stare troppo tranquilli. Forse perchè aver visto ieri la gente di Potenza e Catanzaro schierata con estrema convinzione dalla parte di De Magistris, non può non condizionarci. Perchè è lì che quando si parla di mafia non si pensa solo alle morti di Borsellino e a Falcone, ma anche di quelle dell'amico, del papà, del marito. Senza forse. E allora sarà perchè solo il sospetto che Mastella stia agendo per salvarsi il culo ci fa troppo innervosire, che è inevitabile "simpatizzare" per il pm di Catanzaro.E "simpatizzare" significa augurarsi che De Magistris resti al suo posto e porti a termine il proprio lavoro, il proprio dovere. Sarà perchè la paura di avere una classe politica libera di commettere reati sui quali non si potrà fare chiarezza non ci va bene, che i ragazzi vanno in piazza al grido di "trasferiteci tutti". Sarà per tutti questi motivi che in molto hanni firmato una petizione per De Magistris. La petizione è questa qui. Manco a dirlo è promossa da Beppe Grillo. Sarà per questo che quando il comico decide di dispendiare un po' di vaffanculo ai nostri parlamentari, sono in pochi a difendere i politici, ed in molti ad alzare il medio.

giovedì 4 ottobre 2007

Notte prima degli esami (di settembre)

Andiamo avanti facendo un passo indietro. Potrebbe essere questo lo slogan della scuola italiana dopo il ritorno al passato voluto da Giuseppe Fioroni. Il ministro della Pubblica istruzione ha firmato un decreto che, in pratica, riporta in vigore gli esami di riparazione. Gli studenti (non bocciati) che a giugno avranno una o più insufficienze in pagella non saranno più ammessi all'anno successivo con i cosiddetti "debiti formativi", come accaduto negli ultimi 12 anni. Questi studenti dovranno invece dimostrare di aver recuperato le proprie lacune a settembre, quando si terranno gli esami. In Italia il 41% dei ragazzi presentano in pagella almeno una insufficienza. Di questi, solo uno su quattro salda i debiti l'anno successivo, gli altri proseguono il proprio iter scolastico senza aver recuperato. E' soprattutto questo dato ad aver allarmato Fioroni, che ha deciso quindi di reintrodurre l'esame di settembre. Con questo metodo vi è però la possibilità che uno studente che presenti una media invidiabile, ma che nonostante ciò abbia una materia insufficiente, fallendo l'esame di riparazione venga bocciato. Non è così raro trovare ragazzi che nelle materie umanistiche alternino solo 8 e 9, ma che proprio non riescano ad evitare il 5 in matematica. Fino allo scorso avrebbero ricevuto una pagella invidiabile, caratterizzata da una media lodevole, macchiata da un'unica, sgradevole, nota stonata. Da quest'anno invece anche questi "secchini incompleti" rischiano grosso, al pari dei compagni più sfaticati. L'intento del ministro di ottenere una scuola più seria e rigorosa è lodevole. Ma la possibilità di lasciare sul campo studenti che non meritano la bocciatura appare notevole. Stando alle cifre, il sistema dei debiti formativi non funziona. Ma anzichè questa rivoluzione fioroniana, forse sarebbe stato opportuno modificare il metodo da anni in uso. Ad esempio, gli studenti che durante l'anno non avranno saldato, dopo almeno tre tentativi (come avveniva sino a ieri), il proprio debito formativo ottenuto l'anno precedente, anzichè accedere senza problemi alla classe successiva, saranno bocciati. Non sarà certo questo il sistema migliore, ma sicuramente consente agli studenti di non giocarsi tutto in un'unica occasione, mettendoli anche meno sotto pressione. Studenti che, manco a dirlo, sono contrari a questo cambiamento. In particolare l'Unione degli studenti si dichiara giustamente esterrefatta di "aver trovato questa notizia sul sito del ministero senza essere stati prima consultati". Lamentela decisamente condivisibile, anche perchè il decreto sarà valido già a partire dall'anno scolastico in corso. Forse, al di là di queste critiche dei diretti interessati, il metodo severo di Fioroni riuscirà a migliorare la nostra scuola, di recente bocciata dalla Ue. Anche se l'idea di migliaia di ragazzi che passeranno l'estate sui libri carichi di preoccupazione in attesa dell'esame in stile "o la va, o la spacca", mette un po' di tristezza ad un ragazzo che al liceo non è mai stato un asino, ma nemmeno un secchionissimo. Come invece era Fioroni.