"Certamente l'esistenza umana sarebbe molto più felice se negli uomini la capacità di tacere fosse pari a quella di parlare. Ma l'esperienza insegna fin troppo bene che gli uomini non governano nulla con maggiore difficoltà che la lingua". (Baruch Benedetto Spinoza)
"Al di là delle vicende che ci hanno qualche volta diviso, rendo omaggio a uno dei protagonisti del giornalismo italiano cui sono stato per lungo tempo legato da un rapporto di cordialità che nasceva dalla stima"
(Silvio Berlusconi, 6 novembre 2007).
Come si fa, signor Berlusconi, a stimare uno di quelli che ha fatto "della televisione pubblica, pagata con i soldi di tutti, un uso criminoso" (Silvio Berlusconi, 18 aprile 2002)?
mercoledì 7 novembre 2007
martedì 6 novembre 2007
La morte di un fuoriclasse
Fino a questa mattina, rispondere a questa domanda non era difficile: chi è il più grande giornalista italiano? Il primo nome che sarebbe subito piombato in mente sia a coloro che acquistano tre quotidiani al giorno, sia a coloro che non ne sfogliano mezzo, sarebbe stato quello di Enzo Biagi. Adesso la risposta non è più così immediata. Non perchè dietro Biagi ci sia solo ed unicamente feccia. Anche, ma non solo. Bensì perchè Biagi non può essere paragonato con nessun altro giornalista in vita. Ha vissuto le incredibili vicende di un secolo che ha amato molto, ed ha avuto il merito di raccontarle con lo stile di un inconfondibile fuoriclasse. Con lui se ne va un pezzo di storia, un pezzo pregiato di cui molti sentiranno la mancanza. Ha iniziato a scrivere a 17 anni Biagi, erano gli anni Trenta, era tutta un'altra Italia. Ha vissuto da protagonista il periodo buio del fascismo, al quale si è ribellato combattendo da partigiano. Fu proprio lui, il 21 aprile del 1945, ad annunciare alla radio la fine della guerra. Negli anni successivi Enzo Biagi scriverà per le principali testate nazionali e lavorerà in televisione dirigendo, fra l'altro, il Tg1. Il suo talento ed il suo stile gli permetteranno di brillare come nessuno sia con la penna in mano, sia negli schermi degli italiani. I più giovani lo ricordano soprattutto per il suo "fatto", trasmissione che resterà nella storia della nostra televisione. Un patrimonio nazionale Biagi; ha vissuto da protagonista gli eventi chiave del Novecento, basti guardare le foto che lo ritraggono a colloquio con personaggi come Bob Kennedy, la Thatcher, Arafat, Gorbaciov, Spadolini ma anche Dalla Chiesa, Montale, Agnelli, Allen e tanti altri. Un talento ed una storia unica alle spalle che non gli hanno impedito però di essere cacciato dalla Rai come il più insignificante dei redattori. Era il 2002, era l'editto Bulgaro, era Berlusconi, che dopo essersi scontrato, guardacaso, con l'altro maestro del giornalismo, Montanelli, chiede che Biagi sia spedito a casa. E, cosa più vergognosa, la Rai risponde "obbedisco". Dopo 700 puntate Il Fatto chiude per sempre i battenti, con Biagi che innanzi a tale ingiustizia dichiara: "meglio essere cacciati per aver detto qualche verità che accettare compromessi". Tornerà in tv solo nel 2007, stupendo coloro che ormai temevano non vi fosse più spazio per il giornalismo di Biagi in un panorama di tette-culi-pallone non stop. Il resto è storia di questi giorni, di oggi, di questa mattina. Enzo Biagi è morto. E' morto un uomo che Napolitano ha giustamente definito "una voce libera". E' morto un uomo di ispirazione socialista capace però di dichiarare "si può essere a sinistra di tutto, ma non del buon senso". E' morto un uomo che resterà nella storia del giornalismo per come ha saputo interpretare la sua professione. Amandola, innanzitutto: "avremmo fatto questo mestiere anche se non ci avessere pagato, ma per favore, non facciamolo sapere". E' morto un fuoriclasse.
lunedì 5 novembre 2007
Tutti per uno
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