sabato 3 febbraio 2007

Adesso si cambi, per davvero!


Filippo Raciti aveva 38 anni, era l'ispettore capo della mobile di Catania, aveva una moglie e due figli piccoli. Filippo Raciti è morto ieri sera, quando un criminale sotto le false spoglie di tifoso, ha lanciato una bomba carta nell'auto dell'agente. Filippo Raciti è morto per una partita di calcio.
La morte dell'agente segue quella di Ermanno Licursi, dirigente della Sammartinese, squadra di Terza categoria, morto pochi giorni fa dopo essere stato pestato a sangue allo stadio di Luzzi. Anche Ermanni Licursi è morto per una partita di calcio.
Innanzi a questa situazione drammatica e del tutto inaccettabile, il commissario straordinario della Figc Pancalli ha decretato lo stop di tutte le competizioni calcistiche. Fermi i campionati di A e B, ferma la Nazionale, ferme le squadre italiane del torneo di Viareggio. "La sospensione dei campionati rimane fino a quando non ci saranno degli interventi drastici". La decisione è più che mai condivisibile: ci si ferma sino a quando andare allo stadio non sarà sicuro. Non è uno stop simbolico, se così fosse non servirebbe assolutamente a nulla. Ci si ferma per cambiare. Per davvero, però.
Ogni qualvolta si verificano episodi di violenza negli stadi si fa subito riferimento all'Inghilterra, e a come oltremanica siano riusciti a risolvere la questione hooligan. In Gran Bretagna ora la situazione è idilliaca: gli stadi sono pieni di famiglie, non ci sono recinzioni che dividono i tifosi dal campo e di incidenti non se ne parla. Il calcio italiano deve seguire le orme di quello inglese: pene severissime per chi è protagonista di episodi violenti, biglietti nominali, club che si occupano direttamente della sicurezza all'interno degli impianti, telecamere sparse per tutto lo stadio. Qualche anno fa in una partita di Premier League un tifoso, dopo una papera clamorosa del portiere avversario, entrò in campo per sfottere l'estremo difensore, per poi tornare subito al proprio posto. Ebbene quel tifoso è stato arrestato e non potrà mai più fare ritorno nel suo stadio. Mai più!
Occorre che anche in Italia le leggi diventino così dure, affinchè si scoraggino gli ultras a compiere gesti violenti. Sino a quando queste leggi non ci saranno, non si deve più giocare.
Cambiare la mentalità, la cultura degli sportivi, o presunti tali, è un processo invece ben più difficile e richiederà molto più tempo. Anche perchè il punto di partenza è a dir poco raccapricciante: oggi a Livorno su un muro dell'edificio sede del quotidiano "il Tirreno" sono apparse queste scritte: "Un altro Filippo Raciti, Ultras liberi", "morte allo sbirro", "2/2/2007 vendetta per Carlo Giuliani", il ragazzo morto durante il G8 di Genova.

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