mercoledì 13 giugno 2007
Il lavoro degli innocenti
Ieri i lettori di questo blog hanno fatto una bella ricarica di ottimismo grazie al post dedicato alle notizie positive sul fronte abolizione pena di morte. O almeno lo spero. Oggi purtroppo non sarà così. Quella di ieri era la Giornata Internazionale contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Spesso accade che ricorrenze di questo tipo diventino anche l'occasione per "dare i numeri". E i numeri che riguardano i bambini lavoratori sono pessimi. Nel mondo si stimano oltre 200 milioni di minori lavoratori, più della metà impegnati in occupazioni pericolose. Asia, Africa e Sud America i paesi dove il problema è più grave. Ma anche l'Italia non scherza. Anzi: nel Bel Paese, come in altri stati ricchi, i bambini che lavorano sono diverse centinaia di migliaia. I più "fortunati" si impegnano per aiutare le loro povere famiglie. Ad altri va molto peggio, diventano dei veri e propri schiavi che tra prostituzione ed attività illegali crescono nel modo più terribile possibile. Immigrati che cercano fortuna nella ricca Europa, ma che trovano soltanto questa schifosa schiavitù. L'Unicef dice che sono ben sei milioni sparsi per tutto il mondo, compreso il nostro paese. Alla base del lavoro minorile c'è in particolare la mancanza di istruzione e, ovviamente, la povertà. Li vediamo quasi tutti i giorni questi ragazzini che vogliono lavarci il vetro dell'auto o che suonano il violino sulla metro per qualche moneta. Molti bambini agiscono nell'ambito agricolo (settore pericoloso, soprattutto per via dei pesticidi), e proprio a questa categoria è stata dedicata la Giornata Internazionale contro questo fenomeno di ieri. La Fao e diverse associazioni agricole studieranno programmi per sensibilizzare l'opinione pubblica a riguardo e soprattutto per combattere questo drammatico fenomeno. Noi, colpiti ed impotenti, non possiamo che sperare di cuore che ci riescano. Perchè pensare a così tanti bambini che anzichè crescere con soldatini, videogiochi o pupazzi, "giocano" con picconi e pale, fa davvero davvero male.
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